Kat Válastur | Pleiades Vocal Group
Protettrice delle donne e degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, dea della caccia eternamente vergine e schiva, irascibile e vendicativa, la figura mitologica di Diana è spesso rappresentata come una signora dotata di arco ed indicata come madre della luna e degli inferi. È forse per questo che la coreografa e danzatrice greca Kat Valastur ha scelto uno spazio nebbioso e notturno per portare in scena la sua personale rilettura del mito: un luogo che assume immediatamente le connotazioni di uno spazio rituale e al contempo legato all’immaginario contemporaneo.
«Una freccia colpisce un albero nella foresta. Il colpo impone alla freccia una vibrazione infinita. La vibrazione crea increspature sull’acqua ferma e ne disturba la superficie. In quel momento Diana cade morta. Questo violento reinderizzamento del mito e del suo corso storico crea un nuovo spazio-tempo mitico. Diana esiste simultaneamente come cacciatrice e come preda, uccisa e rinata» racconta Valastur. Ad abitare questa foresta sono le danzatrici Xenia Koghilaki, Malika Lamwersiek, Ogbitse Omagbemi, Tamar Sonn e la voce di quattro cantanti polifoniche del gruppo vocale greco Pleiades per costruire un affondo nella realtà femminile, nella sua simbologia, nel suo presente.